Abbiamo ormai compreso come il sistema endocannabinoide si trovi ovunque nel corpo umano e quanto sia parte importante in tutti gli apparati: non fa eccezione quello gastrointestinale che, anzi, ne è particolarmente ricco. Per questo motivo i cannabinoidi influenzano in modo particolare il sistema digerente, facilitando o inibendo alcune funzioni importanti.
Vediamo insieme quali sono i pro e i contro di queste interazioni.
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Breve anatomia dell’apparato digerente
L’apparato digerente ha il compito di introdurre, elaborare, digerire, assorbire i principi nutritivi e di eliminare sotto forma di scarti tutti i residui di cui il corpo non ha bisogno (le feci). E’ chiamato anche tratto gastro-intestinale e si può paragonare a un lungo tubo cavo che attraversa il corpo dalla bocca all’ano. Il cibo viene assunto attraverso la bocca, dopodiché continua il suo percorso attraversando faringe, esofago, stomaco, intestino tenue e crasso. Di quest’ultima porzione fanno parte anche il retto e il canale anale dalla quale fuoriesce il materiale di scarto con l’evacuazione.
In passato si credeva che l’intero intestino avesse come unico compito quello di digerire e assimilare sostanze nutritive nell’organismo. Ma oggi sappiamo benissimo che le sue funzioni primarie non finiscono qui. Infatti è molto importante parlare anche del microbioma: una popolazione di microrganismi che abitano il nostro apparato digerente (come batteri, parassiti eucarioti, protozoi e funghi). Il microbioma è indispensabile per tanti processi e deve essere mantenuto sano e forte. Esso, infatti, deve sostenere il sistema immunitario, assimilare e sintetizzare sostanze benefiche (ad esempio alcune vitamine) e gestire quelle tossiche che vanno smaltite.
Il sistema endocannabinoide nel tratto gastro intestinale
Dopo questo doveroso riassunto iniziamo a concentrarci sul sistema endocannabinoide. Cosa c’entra con questo tubo gigante? Ebbene, gli endocannabinoidi si trovano praticamente ovunque nel corpo umano. Ecco perché i cannabinoidi possono avere degli effetti su quasi ogni zona corporea.
Sono decine d’anni che gli scienziati di tutto il mondo studiano la presenza di questi neurotrasmettitori all’interno del tratto gastrointestinale. Il sistema endocannabinoide è assolutamente fondamentale per l’attuazione dei processi metabolici, ovvero quelli che permettono all’uomo di elaborare e assimilare gli alimenti. Non stupisce quindi che la cannabis venga utilizzata da secoli nel trattamento di disturbi associati alla digestione.
Il sistema endocannabinoide, infatti, è in grado di influenzare la motilità e la permeabilità intestinale, l’infiammazione dei tessuti e l’assimilazione di alcune sostanze (come grassi e vitamine). Inoltre, aiuta a regolare le connessioni tra l’apparato e il cervello (per esempio blocca lo stimolo della nausea e accende la fame) e stimola le attività del preziosissimo microbioma.
Cannabinoidi e apparato digerente: pro e contro
Diversi studi hanno dimostrato che uno stimolo del sistema endocannabinoide è in grado di migliorare la digestione soprattutto per chi soffre di patologie correlate all’assorbimento, ad alterazioni del microbioma o alle infiammazioni dell’intestino. Parliamo soprattutto di patologie come colite cronica, ulcere intestinali, morbo di Crohn, infiammazione dovuta a intolleranze varie o allergie (ad esempio per la celiachia). Infatti, ilo CBD è sempre più utilizzato anche come potente antinfiammatorio naturale per intestino.
Parte di questo intervento benefico deriverebbe soprattutto dalla capacità di cannabinoidi (come il CBD) di mitigare le infiammazioni all’interno delle cellule. Questo porterebbe, quindi, a limitare le sensazioni dolorose e ristabilire la funzionalità delle cellule.
Inoltre, la cannabis può stimolare l’appetito, un effetto davvero importantissimo per chi non riesce, per un motivo o per l’altro, ad alimentarsi (come chi soffre di anoressia) ma anche placare molti tipi di nausea come quelli correlati all’assunzione di farmaci (ad esempio i chemioterapici). In particolare è il cannabinoide THC ad avere un effetto potente sulla fame, in quanto anche amplifica il senso dell’olfatto, il gusto e porta quindi ad apprezzare maggiormente quello che mangiamo.
Considerazioni e precauzioni
I contro dell’assunzione di cannabis light per l’apparato digerente non sono tanti, tuttavia ci sono ed è giusto nominarli. Nonostante i numerosi benefici, è importante consultare un medico prima di iniziare qualsiasi trattamento con cannabinoidi per problemi digestivi, poiché possono interagire con altri farmaci e avere effetti diversi a seconda delle dosi e delle condizioni individuali. Inoltre, non tutti i cannabinoidi hanno gli stessi effetti e, mentre il CBD è generalmente ben tollerato, il THC può provocare effetti psicoattivi non desiderati, quindi è essenziale scegliere la forma e la dose adeguata.
Conclusione
I cannabinoidi offrono un potenziale promettente per il supporto della salute digestiva, grazie alle loro proprietà antiemetiche, antinfiammatorie e stimolanti dell’appetito. Mentre la ricerca è ancora in corso per comprenderne a fondo i meccanismi e gli effetti, sempre più pazienti stanno esplorando il CBD e il THC come opzioni naturali per migliorare la digestione e alleviare sintomi legati a condizioni gastrointestinali. Se usati in modo responsabile e sotto supervisione medica, i cannabinoidi potrebbero rappresentare un prezioso alleato per una digestione sana e un benessere complessivo.
Domande frequenti su cannabinoidi digestione
Qual è l’effetto dei cannabinoidi sulla motilità intestinale?
I cannabinoidi influenzano la motilità intestinale tramite il sistema endocannabinoide, che regola vari processi nel tratto gastrointestinale (GI) come l’infiammazione, la sensibilità e la contrazione muscolare.
- Rallentamento della motilità: i cannabinoidi, in particolare il THC e il CBD, possono rallentare il movimento intestinale. Agendo sui recettori CB1 e CB2 presenti nel tratto GI, riducono la contrazione muscolare e rallentano il transito, il che può essere utile in condizioni come la diarrea o la sindrome dell’intestino irritabile (IBS);
- Effetto antiemetico e antinfiammatorio: i cannabinoidi possono ridurre l’infiammazione intestinale e la nausea, spesso associata a disturbi GI, grazie all’attivazione del recettore CB1. Questo può aiutare anche in patologie come la colite ulcerosa e il morbo di Crohn, riducendo il disagio e migliorando la gestione dei sintomi;
- Influenza sulla percezione del dolore: il CBD in particolare è noto per le sue proprietà antinfiammatorie e può ridurre la sensibilità intestinale, alleviando il dolore associato a condizioni gastrointestinali croniche.
Quanto dura l’effetto dei cannabinoidi?
La durata degli effetti dei cannabinoidi varia in base alla modalità di assunzione:
- Inalazione: effetti immediati, durata di 2-4 ore;
- Ingestione (edibili): effetti dopo 30-120 minuti, durata 4-8 ore o più;
- Sublinguale: effetti in 15-30 minuti, durata 2-6 ore;
- Topico: effetto locale di più ore, senza effetti psicoattivi.
La durata e l’intensità dipendono dalla dose, modalità di assunzione e tolleranza individuale.
📖 Fonti Scientifiche e Bibliografia