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cannabis e hiv

Cannabis e HIV: una possibile cura?

In campo medico, l’HIV è considerato un retrovirus che causa l’AIDS. Questo virus attacca i globuli bianchi, fondamentali contro gli agenti patogeni. Con il progredire della malattia, i pazienti possono manifestare sintomi gravi, come dolore neuropatico, deterioramento cognitivo ed infezioni. L’HIV è stato classificato come virus solo nel 1981 e da allora ha causato più di 35 milioni di vittime. Questa malattia proviene dagli animali e si è diffusa nell’uomo attraverso la caccia. La scienza continua a studiare e ad effettuare ricerche per cercare di trovare una cura contro l’HIV. Negli ultimi tempi la cannabis è stata presa sotto esame per diverse condizioni patologiche e i ricercatori stanno ipotizzando la sua efficacia anche contro i sintomi dell’HIV.

Ma cosa dicono gli studi circa la correlazione tra cannabis e HIV? Continua a leggere per scoprirne di più.

Cos’è l’HIV?

L’HIV, noto anche come virus dell’immunodeficienza umana, è un agente patogeno che provoca danni importanti al sistema immunitario. Le cellule che compongono il sistema immunitario, come ad esempio i globuli bianchi, aiutano il corpo a sconfiggere le infezioni causate da batteri, virus e funghi. Queste cellule sono la prima linea di difesa per il nostro corpo. L’HIV ha il potere di distrugge i componenti essenziali del sistema immunitario, pertanto i pazienti non riescono più a combattere in maniera efficace sia le piccole infezioni, sia gli agenti patogeni gravi.

Come tutti i virus, anche l’HIV contiene al suo interno RNA, una molecola a singolo filamento. Quando questi entrano nelle cellule usano il loro RNA per modificare il funzionamento degli organelli produttori di proteine, chiamati ribosomi. Così facendo, riescono ad utilizzare per sé stessi gli aminoacidi disponibili nella cellula. Nel momento in cui la cellula raggiunge la sua capacità massima, esplode e i virus infettano le cellule vicine. L’HIV può replicarsi tra 10 milioni e 10 miliardi di volte in un solo giorno.

Tuttavia, la malattia non attacca solo le cellule immunitarie con cui entra in contatto. Essa, infatti, attacca anche un gruppo specifico di cellule T, note come linfociti T CD4 helper. Queste, prodotte nel midollo osseo, hanno il compito di produrre anticorpi per combattere le infezioni. Durante la risposta immunitaria, i linfociti T CD4 helper svolgono un ruolo fondamentale, in quanto producono delle molecole di segnalazione per attivare tutti gli altri tipi di cellule del sistema immunitario.

Nel momento in cui il virus si è diffuso, l’infezione si sviluppa in 3 fasi:

  1. Il virus si replica rapidamente e attacca le cellule CD4, provocando nei pazienti sintomi simili a quelli influenzali;
  2. Il corpo sviluppa anticorpi e riesce a ridurre la replicazione virale. In questa seconda fase spesso i pazienti non manifestano sintomi, tuttavia il loro numero di cellule CD4 continua a scendere;
  3. La fase avanzata, in precedenza nota come AIDS, si sviluppa solitamente in pazienti che non ricevono un trattamento per l’HIV e causa un danno irreversibile al sistema immunitario.

Origini, cause e sintomi

Il virus è stato riscontrato per la prima volta negli scimpanzé dell’Africa centrale, come virus dell’immunodeficienza delle scimmie (SIV). Con molta probabilità, l’HIV si è diffuso tra gli esseri umani quando i nativi della zona sono andati a caccia di scimpanzé per mangiare la carne. Non si conosce il momento esatto della prima trasmissione del virus dall’animale all’uomo, ma potrebbe essersi verificato già nel 1800.

L’HIV si diffonde da persona a persona attraverso fluidi corporei specifici, quali: sperma, sangue, latte materno, fluidi rettali e vaginali. Nel momento in cui una persona viene infettata dal virus, può manifestare una serie di sintomi. Tra i più comuni troviamo:

  • affaticamento
  • febbre
  • brividi
  • sudorazioni notturne
  • dolori muscolari
  • ulcere nella bocca
  • mal di gola
  • linfonodi ingrossati
  • eruzioni cutanee

Cannabis e HIV: il sistema endocannabinoide

Gli studi relativi alla correlazione tra cannabis e HIV sono ancora all’inizio. Tuttavia diverse ricerche su colture cellulari, animali e umani hanno valutato gli effetti della marijuana legale sulla patologia.

Per prima cosa, però, è necessario capire come funziona esattamente il sistema endocannabinoide (SEC). Il SEC funziona come regolatore generale in moltissime specie animali, compreso l’uomo. Gli studiosi hanno individuato i suoi componenti nei neuroni, nelle ossa, nella pelle, nel sistema digestivo, immunitario, riproduttivo e non solo. In sintesi, il SEC aiuta a mantenere l’omeostasi all’interno di questi sistemi, facendoli funzionare in modo efficiente.

I componenti del SEC sono recettori, molecole di segnalazione ed enzimi. I recettori si trovano sulla membrana plasmatica di diversi tipi cellulari, in attesa di essere attivati dalle molecole di segnalazione. Il SEC possiede due recettori principali, chiamati CB1 e CB2. Le molecole di segnalazione del SEC sono conosciute come endocannabinoidi. Anandamide e 2-AG sono i due endocannabinoidi primari nel nostro corpo. Infine, ci sono gli enzimi, proteine che costruiscono endocannabinoidi, se necessario, e li riassorbono poco dopo il loro legame con i recettori.

Anche la cannabis produce cannabinoidi. Queste molecole hanno una forma simile ai nostri endocannabinoidi, tanto da essere in grado di legarsi ai recettori SEC. Questo significa che le molecole della cannabis riescono a modulare il regolatore universale del corpo umano. Gli studi stanno determinando se questo meccanismo possa essere utile per migliorare le condizioni derivate da diverse malattie, compresa l’HIV.

Cannabis e HIV: cosa dice la scienza

I pazienti affetti da HIV spesso manifestano dolore cronico e per alleviarlo fanno uso di oppioidi illeciti. Questo è uno dei motivi che hanno spinto i ricercatori di tutto il mondo a trovare una soluzione alternativa. Tra le possibili sostanze utilizzate contro il dolore c’è proprio la cannabis.

Cannabis e infiammazione

A causa dell’HIV, alcuni elementi del sistema immunitario si riducono, mentre altri componenti, come i monociti, vengono attivati cronicamente. Questo può provocare un’infiammazione sistemica, che favorisce il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, ossee e neurologiche. Molti pazienti affetti da HIV sperimentano un deterioramento neurocognitivo e cambiamenti comportamentali derivanti dalla neuroinfiammazione causata dal virus.

Un articolo pubblicato sulla rivista “AIDS Care” ha esaminato il consumo di cannabis di 138 pazienti affetti da HIV per capire se la marijuana influisse sulla neurocognizione. Un altro studio, pubblicato sul “Journal of Acquired Immune Deficiency Syndromes“, ha esaminato l’impatto dell’esposizione alla cannabis sul deterioramento neurocognitivo in 679 pazienti affetti da HIV.

Inoltre, uno studio del 2021 ha cercato di capire se la cannabis alterasse l’infiammazione del sistema nervoso centrale inferiore nei malati. I ricercatori hanno reclutato pazienti HIV-negativi che non usavano cannabis, pazienti HIV positivi che non usavano erba, pazienti HIV positivi con un modello di consumo moderato e pazienti HIV positivi che usavano cannabis ogni giorno.

Cannabis e immunità

I ricercatori hanno cercato di analizzare l’effetto della cannabis sulla risposta immunitaria nei pazienti affetti da HIV. Un team di ricercatori ha proposto nel 2019 un protocollo di studio per testare gli effetti dei cannabinoidi per via orale sull’attivazione immunitaria nei pazienti affetti da HIV.

Lo studio ha coinvolto 26 pazienti affetti da HIV che hanno vissuto con una carica virale non rilevabile per almeno tre anni. I ricercatori hanno diviso i partecipanti in due gruppi e somministrato capsule orali per 12 settimane. Un gruppo riceveva capsule contenenti un rapporto THC:CBD di 1:1, mentre l’altro gruppo riceveva un rapporto di 1:9. Il documento dichiara che l’istituto di ricerca del McGill University Health Center ha approvato lo studio, tuttavia i risultati non sono ancora stati pubblicati.

Cannabis e dolore

Il dolore cronico è una delle condizioni più comuni per le quali i pazienti ottengono cannabis terapeutica. Alcuni studi si stanno concentrando sul SEC, nella speranza di gestire il dolore neuropatico associato all’HIV.

Una ricerca pubblicata nel 2021 ha esaminato i dati preclinici e clinici esistenti derivati da studi che hanno messo a confronto cannabinoidi, endocannabinoidi ed inibitori dell’enzima del SEC all’interno di modelli di HIV. Tuttavia, gli autori indicano la necessità di nuovi test per esplorare altre vie di somministrazione oltre al fumo.

Cannabis e HIV: potenziali controindicazioni

Ad oggi, i dati disponibili sulla correlazione tra cannabis e HIV rimangono ipotetici. La cannabis presenta alcuni potenziali svantaggi. Sebbene siano presenti oltre 100 cannabinoidi nella pianta, THC e CBD sono i più abbondanti nella maggior parte dei casi. Il THC ha lo svantaggio di causare effetti collaterali psicotropi, mentre il CBD, sebbene non produca sballo, può causare mal di stomaco e sonnolenza, oltre ad interagire con molti farmaci.

Conclusioni

Sempre più Stati sostengono la legalizzazione della cannabis terapeutica e questa è senz’altro una nota positiva. Grazie all’approvazione e ai dati provenienti dagli studi, la possibilità di giungere a conclusioni definitive sugli effetti della cannabis nei pazienti affetti da HIV si avvicina sempre di più.

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Domande frequenti su cannabis e HIV

Quali malattie si curano con la cannabis?

La cannabis medica è utilizzata per trattare diverse condizioni come dolore cronico, epilessia, sclerosi multipla, nausea da chemioterapia, perdita di appetito, ansia, malattie neurodegenerative (Parkinson, Alzheimer), glaucoma e infiammazioni intestinali (morbo di Crohn), grazie alle sue proprietà analgesiche, antinfiammatorie, anticonvulsivanti e ansiolitiche.

Chi ha diritto alla cannabis terapeutica?

Hanno diritto alla cannabis terapeutica in Italia i pazienti con condizioni come dolore cronico, sclerosi multipla, epilessia resistente, nausea da chemioterapia, perdita di appetito da AIDS o cancro, glaucoma, o malattie neurodegenerative. La prescrizione deve essere fatta da un medico, e in alcuni casi la terapia è rimborsabile dal SSN.

Quanta probabilità c’è di prendere l’HIV?

La probabilità di contrarre l’HIV dipende dal tipo di esposizione:

  • Rapporto anale non protetto: fino all’1,38% per il partner ricettivo;
  • Rapporto vaginale non protetto: fino allo 0,08%;
  • Condivisione di aghi: circa 0,63%;
  • Trasmissione madre-figlio: senza trattamento, tra 15% e 45%, ridotto a meno dell’1% con cure;
  • Trasfusione di sangue infetto: rischio quasi del 100%, ma molto raro oggi.

Il rischio è significativamente ridotto con l’uso di preservativi, PrEP e terapia antiretrovirale.