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cannabis e religione

Cannabis e religione: l’uso dell’erba nei culti

La correlazione tra cannabis e religione risale a migliaia di anni fa. Nel corso della storia, infatti, la cannabis è sempre stata una delle droghe leggere più utilizzate, spesso proprio come “pianta sacra” nelle religioni. L’erba, grazie alla sua natura psicotropa, veniva utilizzata per favorire le capacità creative e suscitare riflessioni esistenziali. Non ci meraviglia, pertanto, che venisse usata per cercare una sorta di connessione con l’aldilà. I funzionari religiosi taoisti, ad esempio, la utilizzavano per unirsi agli spiriti ed eliminare i desideri egoistici. Più recente il rastafarianesimo, nato negli anni ‘30, che considera un vero e proprio rituale fumare cannabis.

In questo articolo vi racconteremo il ruolo della cannabis nelle diverse religioni. Continua a leggere per saperne di più!

Cannabis e religione: le origini

Migliaia di anni fa, i nostri antenati avevano una connessione piuttosto stretta con la natura che li circondava. Passavano la loro vita ad osservare attentamente i fenomeni naturali, interrogandosi in continuazione sugli avvenimenti. Le religioni nascono proprio come strumento per poter interpretare e giustificare i misteri della natura. 

É probabile che la correlazione tra cannabis e religione sia nata con l’uso della pianta come incenso cerimoniale insieme ad altre erbe rilassanti. Grazie all’inalazione di fumo ad alto contenuto di THC e CBD, gli sciamani delle religioni primordiali potrebbero aver avuto le prime esperienze mistiche e aver deciso che questi fiori dovevano essere considerati sacri. Con il tempo, questi fumi “magici” sono diventati un modo per assicurarsi un contatto con le divinità. 

La cannabis è citata in moltissimi testi sacri, appartenenti alle religioni più importanti nel mondo. Tra queste possiamo nominare buddismo, taoismo, shintoismo e cristianesimo, oltre a far parte della tradizione orale religiosa di tantissime tribù africane e sudamericane.

Cannabis e Taoismo

La nascita del Taoismo risale al IV secolo a.C., in Cina. Secondo l’ideologia taoista, l’universo è un intreccio di forza cosciente. Il “Tao” stesso è la sorgente, la sostanza e l’energia fondamentale che scorre ed anima ogni cosa. Gli storici ritengono che il fondatore di questa religione sia l’antico filosofo e scrittore cinese Lao Tzu, la cui esistenza però non è ancora stata confermata. I seguaci di questo culto attribuiscono particolare importanza ai cosiddetti Tre Tesori: compassione, sobrietà e umiltà. I taoisti praticano anche l’alchimia come mezzo per ottenere l’immortalità. Partecipano a rituali, esercizi e viaggi spirituali in stato di estasi, per allinearsi con le forze cosmiche e prolungare la durata della vita.

A quanto pare, i taoisti non detestavano affatto la cannabis. Alcune sette, infatti, la personificavano ritraendola come una divinità. Dai loro testi emerge l’importanza di questa pianta. L’enciclopedia taoista Wushang Biyao, composta nel 570 d.C., documenta l’utilizzo della cannabis nei bruciatori per incenso, durante i rituali e la tendenza dei taoisti ad inalare fumo per alterare la propria coscienza.

Marijuana e Shintoismo

Anche il Giappone ha sempre avuto un rapporto con la pianta di canapa. Le popolazioni autoctone, infatti, utilizzavano la canapa per realizzare cesti ed indumenti e consumavano i semi.

Lo Shintoismo è la religione indigena del Giappone. Si tratta di un culto notevolmente diverso dalle altre credenze. I seguaci dello Shintoismo credono negli spiriti sacri, chiamati kami, che assumono le sembianze di elementi naturali, organismi e strutture, come montagne, vento ed alberi.

Questo culto non prevede rigide leggi morali e una guida inflessibile riguardo ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Questa religione accetta l’imperfezione dell’essere umano ed è basata su una visione del mondo spirituale e superstiziosa. Gli uomini vengono considerati fondamentalmente buoni, tuttavia possono diventare vittime degli spiriti malvagi. E come facevano a proteggersi da queste creature perfide? Proprio con la cannabis. Secondo i seguaci, infatti, la cannabis è in grado di scacciare gli spiriti maligni. I sacerdoti shintoisti sventolano rami di cannabis sui soggetti posseduti per esorcizzare le entità malefiche.

Cannabis e Buddhismo

La religione buddhista nasce in India tra il VI e il IV secolo a.C. I principi chiave del Buddhismo includono il karma, la rinascita, la liberazione dal ciclo delle rinascite e la liberazione dal dolore. I buddisti hanno punti di vista differenti nei confronti della cannabis. Alcune sette si oppongono fermamente al consumo di marijuana, altre invece sono più aperte all’utilizzo della pianta. A prescindere da queste due sezioni contrastanti, sappiamo che la cannabis ha svolto un ruolo importante nella vita del Buddha. Durante il suo percorso verso l’illuminazione, Gautama Buddha seguì, infatti, una dieta costituita dall’assunzione di un seme di canapa al giorno, per sei anni.

I buddhisti seguono una serie di regole, note come i Cinque Precetti. Il quinto precetto proibisce l’assunzione di alcol e droghe, pertanto, anche la cannabis dovrebbe essere esclusa. Tuttavia, nelle pagine del Mahakala Tantra troviamo la prescrizione di cannabis ed altre sostanze psicoattive per scopi terapeutici.

Le tre principali tradizioni buddhiste hanno una diversa visione della cannabis:

  • Buddhismo Theravada: il Theravada è la forma di buddhismo più antica e mantiene un approccio tradizionalista nei confronti della cannabis, rispettando il Quinto Precetto e opponendosi, quindi, all’assunzione di tutte le droghe;
  • Buddhismo Mahayana: il buddhismo Mahayana accetta le scritture principali e i primi insegnamenti buddhisti, ma ha aggiunto autonomamente nuovi testi sacri. Secondo il codice etico, tutto ciò che è benefico per una persona deve essere accettato e questo indica un’apertura verso la marijuana a scopo terapeutico;
  • Buddhismo Vajrayana: la scuola Vajrayana, infine, mette in primo piano il concetto di karma. Questa scuola ha un approccio più indulgente nei confronti della cannabis e di altri tabù, incoraggiando i seguaci a trovare la purezza in ogni cosa, incluso il sesso e la marijuana.

Cannabis e induismo

L’Induismo risale ad oltre 4.000 anni fa ed è una delle religioni più antiche del mondo. I principi cardine di questa religione includono la reincarnazione, il karma, l’esistenza dell’anima e la salvezza alla fine del ciclo delle rinascite.

L’Induismo approva la cannabis come sacramento. Anche i Veda, testi sacri dell’Induismo, ne confermano la sacralità. In queste antiche scritture, infatti, vengono inserite cinque piante sacre e la cannabis è una di esse. I Veda descrivono la cannabis come un “liberatore” ed una “fonte di gioia”.

Anche il bhang svolge un ruolo importante durante le festività induiste. Si tratta di una bevanda psicoattiva contenente cannabis, latte ed altre erbe aromatiche, che genera uno stato di coscienza alterato durante lo Shivratri (la notte di Shiva) e l’Holi (il festival dei colori).

Marijuana ed Ebraismo

L’Ebraismo ha molti elementi in comune con il Cristianesimo. Sebbene gli Ebrei non riconoscano Gesù come il Messia, essi credono nell’importanza del perdono, della preghiera, del digiuno e dell’obbedienza alle leggi di Dio.

L’utilizzo della cannabis nella tradizione ebraica antica è tuttora oggetto di dibattito. Nel 2020, alcuni archeologi israeliani hanno trovato tracce di cannabis su manufatti custoditi in un tempio dell’ottavo secolo a.C. a Tel Arad. Secondo alcuni ricercatori, il “kaneh bosem”, una pianta citata nel Libro dell’Esodo, e da cui veniva estratto l’olio sacro per le unzioni, si riferisce alla cannabis.

Indipendentemente da come veniva usata la cannabis nell’antichità, i rabbini moderni hanno pareri diversi nei confronti della cannabis. Nel 1978, il rabbino ortodosso Moshe Feinstein ha sottolineato che la marijuana è proibita dalla legge ebraica, poiché impedisce ai fedeli di pregare e studiare la Torah. Altri rabbini, al contrario, sono assolutamente a favore della cannabis terapeutica.

Cannabis e Cristianesimo

Come l’Ebraismo, anche il Cristianesimo esprime pareri contrastanti nei confronti della cannabis. Gli orientamenti più moderati, tra cui gli Ortodossi, i Cattolici ed alcune chiese Protestanti, condannano l’uso della cannabis. Tuttavia, altre dottrine Protestanti, come la Chiesa Presbiteriana, la Chiesa Unita di Cristo e la Chiesa Episcopale, approvano l’utilizzo di cannabis terapeutica.

Secondo alcuni studiosi, è addirittura la Bibbia a citare indirettamente la cannabis: “Ecco io vi do ogni erba che fa seme sulla superficie di tutta la terra e ogni albero che abbia frutti portatori di seme; questo vi servirà di nutrimento”. Si tratta di una presunta autorizzazione all’utilizzo della cannabis, a cui, però, si contrappongono altri passaggi, come in Pietro 5:8: “Siate sobri, vegliate, perché il vostro avversario, il diavolo, va attorno come un leone ruggente cercando chi possa divorare.”

Alcuni esperti delle Sacre Scritture forniscono ulteriori spunti a supporto della cannabis. Basandosi sui riferimenti all’erba kaneh bosem, sostengono che Gesù e i suoi discepoli usarono proprio la cannabis come ingrediente per l’olio della sacra unzione.

Marijuana e Rastafarianesimo

Il Rastafarianesimo è il credo religioso per eccellenza che approva l’utilizzo di cannabis ed ha molti elementi in comune con l’Ebraismo e il Cristianesimo. La Bibbia è il principale libro sacro della dottrina rastafariana. I rasta sono monoteisti ed adorano Jah, abbreviativo di Jehovah, il nome di Dio. I rastafariani vivono rispettando alcuni precetti specifici. Molti devoti seguono un’alimentazione Ital, che prevede l’assunzione di cibi biologici e naturali. Quasi tutti seguono le leggi indicate nel Levitico e non assumono carne di maiale e crostacei, mentre altri adottano un’alimentazione vegetariana o vegana.

La cannabis è un elemento fondamentale nelle cerimonie spirituali. I rasta fumano cannabis in modo rituale, utilizzando spesso l’erba durante le cerimonie di “grounding”, raduni per rafforzare i legami tra i seguaci rastafariani. Di solito durante questi eventi si suonano tamburi, si fuma cannabis e si intonano degli inni. I rastafariani considerano la cannabis come un sacramento, capace di portare sensazioni di pace ed amore, favorire l’introspezione ed agevolare la scoperta della divinità interiore.

Cannabis e religione: conclusioni

Ovviamente questi sono solo alcuni esempi della correlazione tra cannabis e religione che sono giunti fino ad oggi. Tuttavia, rendono l’idea di quanto importante sia stata questa pianta, soprattutto per le popolazioni antiche.

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