Ancora una volta, la marijuana legale ha superato un ostacolo significativo. Il Ministero della Salute italiano ha fatto marcia indietro su una norma che avrebbe potuto distruggere il mercato del CBD e della cannabis light. Questo articolo esplora il recente decreto CBD, il suo impatto sul settore e l’attuale stato della normativa nel 2024.
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Il Decreto CBD: un passo indietro
Alla fine di ottobre, il Ministero della Salute, guidato da Roberto Speranza, ha cancellato un decreto che avrebbe classificato il CBD come sostanza stupefacente. Questo decreto, previsto per entrare in vigore il 30 ottobre, avrebbe segnato la fine del mercato della canapa a basso contenuto di THC in Italia.
Il decreto stabiliva che il CBD, principio attivo presente nella cosiddetta cannabis light, fosse ufficialmente considerato una sostanza stupefacente. Era stato inserito nella tabella dei “medicinali a base di sostanze attive stupefacenti” come “composizioni per somministrazione ad uso orale di cannabidiolo ottenuto da estratti di Cannabis”.
Conflitto con le linee guida internazionali
Questo decreto era in aperto conflitto con le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che dal 2018 ha rimosso il CBD dalle sostanze con azione stupefacente e psicotropa. La stretta sui prodotti a base di cannabis light era stata annunciata dal neo-direttore generale Marcello Minenna, chiedendo ai rappresentanti delle farmacie e parafarmacie di autocertificare l’impegno a non commercializzare o detenere prodotti contenenti derivati della canapa sativa senza combustione.
La sospensione del decreto CBD
Il 28 ottobre, il Ministero della Salute ha firmato un nuovo decreto che sospende l’efficacia del precedente. Questo provvedimento intende convocare un tavolo di lavoro per affrontare la questione “in maniera sistematica e complessiva”. L’Istituto Superiore di Sanità e il Consiglio Superiore di Sanità sono stati invitati a esprimersi sull’aggiornamento delle tabelle degli stupefacenti e a valutare se gli effetti del CBD rimangono immutati indipendentemente dalla percentuale di utilizzo.
Aggiornamenti normativi: Decreto del 7 agosto 2023
Un ulteriore sviluppo normativo è avvenuto con il Decreto del 7 agosto 2023, che ha introdotto nuove regolamentazioni per il settore della cannabis light. Dal 21 settembre 2023, infatti, il cannabidiolo è stato inserito nella tabella dei medicinali Sez. B. Questo decreto ha imposto restrizioni più severe sulla vendita e distribuzione dei prodotti contenenti CBD, richiedendo controlli più rigorosi e certificazioni specifiche per i produttori e distributori.
L’introduzione di queste nuove regole ha avuto un impatto significativo sul mercato, costringendo molte aziende a rivedere le loro pratiche operative per conformarsi alle nuove normative. Tuttavia, ha anche creato un quadro regolamentare più chiaro, che potrebbe portare a una maggiore fiducia da parte dei consumatori e degli investitori.
Attuale stato del Decreto CBD 2024
Ad oggi, nel 2024, la situazione del decreto CBD in Italia continua ad evolversi. Dopo la sospensione del decreto nel 2020, il tavolo di lavoro ha portato a una serie di discussioni e valutazioni scientifiche. Il governo italiano sta ancora cercando di trovare un equilibrio tra le raccomandazioni sanitarie e il sostegno al mercato legale della cannabis light.
Attualmente, il CBD rimane legale in Italia, purché i prodotti contengano meno dello 0,2% di THC, in linea con le direttive europee. Tuttavia, la normativa è soggetta a ulteriori revisioni e aggiornamenti, con l’obiettivo di garantire la sicurezza dei consumatori e la sostenibilità del mercato.
Impatti sul mercato del CBD
La sospensione del decreto CBD ha permesso al mercato della cannabis light di continuare a operare. I produttori e i venditori di CBD hanno potuto evitare un’interruzione significativa delle loro attività, garantendo così la disponibilità di prodotti di CBD ai consumatori italiani. Questa decisione ha rafforzato la fiducia nel settore, incoraggiando ulteriori investimenti e innovazioni.
Un divieto incongruente sulla Cannabis
La decisione del Consiglio di Stato ha rilevato diverse incongruenze. Il giudice della camera di consiglio del Consiglio di Stato ha espresso perplessità sulla legittimità del provvedimento di divieto generale e assoluto, considerandolo sproporzionato. Secondo il codice di sanità pubblica (articolo R. 5132-86), è vietata la produzione, la fabbricazione, il trasporto, l’importazione, l’esportazione, il possesso, l’offerta, il trasferimento, l’acquisizione o l’uso di cannabis (piante, resine e prodotti derivati). Tuttavia, non risulta che i fiori e le foglie di cannabis sativa L. con un contenuto di THC inferiore allo 0,3% siano tanto nocivi per la salute da giustificare un divieto assoluto.
Questo stesso articolo prevede che “la coltivazione, l’importazione, l’esportazione e l’uso industriale e commerciale di varietà di cannabis prive di proprietà narcotiche” possano essere autorizzate. Questa soglia di THC rappresenta, per quanto riguarda il codice di sanità pubblica, quella al di sotto della quale le varietà di cannabis sono prive di proprietà narcotiche. Tuttavia, lo stesso decreto ministeriale vieta la vendita ai consumatori di fiori e foglie allo stato grezzo di queste stesse varietà, anche se il contenuto di THC è inferiore allo 0,3%.
Diverse aziende che si occupano della commercializzazione di prodotti derivati da queste varietà di cannabis hanno ritenuto opportuno rivedere immediatamente questo divieto imposto. Il giudice in camera di consiglio ha così sospeso provvisoriamente il divieto, in attesa che il Consiglio di Stato si pronunci definitivamente sulla fondatezza della legittimità del decreto.
Il decreto CBD ha rappresentato una minaccia significativa per il mercato della cannabis light in Italia, ma la sua sospensione ha permesso di mantenere la legalità del CBD nel paese. È essenziale rimanere aggiornati sugli sviluppi legislativi per comprendere appieno l’impatto di queste decisioni sul mercato e sulla disponibilità di prodotti a base di CBD.
CBD illegale decreto: in conclusione
In Italia, il futuro del CBD dipenderà dalle continue valutazioni scientifiche e dalle decisioni politiche. Per ora, il CBD rimane una sostanza legale, offrendo ai consumatori i suoi benefici terapeutici senza i rischi associati alle sostanze stupefacenti.
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Domande frequenti sul decreto CBD
Cosa succede se ti beccano con CBD?
Le conseguenze di essere trovato in possesso di CBD dipendono dalle leggi specifiche del paese o dello stato in cui ti trovi. In Italia, ad esempio, se il CBD contiene meno dello 0,6% di THC, è legale e non dovrebbero esserci conseguenze legali. Tuttavia, le forze dell’ordine potrebbero controllare il prodotto per assicurarsi che rispetti i limiti di THC. Se il prodotto supera questo limite, potresti essere soggetto a sanzioni legali.
Quanto CBD è legale?
Chi può vendere CBD?
La vendita di CBD è regolata da leggi specifiche che variano da paese a paese. Ecco chi può vendere CBD:
- Negozi specializzati in prodotti naturali o di salute: vendono oli, capsule, creme e altri prodotti a base di CBD;
- Farmacie: vendono CBD sotto forma di integratori o medicinali, con o senza prescrizione medica, a seconda delle normative locali;
- Negozi online: piattaforme di e-commerce possono vendere prodotti di CBD, rispettando le leggi sul contenuto di THC;
- Dispensari di cannabis: nei paesi o stati dove la cannabis è legalizzata, i dispensari vendono prodotti a base di CBD;
- Supermercati e negozi al dettaglio: in alcune regioni, grandi magazzini e negozi di alimentari possono vendere prodotti di CBD con contenuto di THC entro i limiti legali.
📖 Fonti Scientifiche e Bibliografia